sabato 30 luglio 2011

Ed io sono un terrone di Philip Isenberg



Ed io sono un terrone
di Philip Isenberg

  


“Perché vuoi andare giù? - m’hanno chiesto.-
Stai attento al portafoglio!
Il sud è una terra povera”.

Ora sono tornato
E il mio passo è pesante.
Zoppico lentamente, con sforzo,
Con spalle afflosciate.

Dentro il mio sacco c’è il profumo
D’una collina di rosmarino selvatico
Mentre asini banchettavano
Su un campo di margherite
Senza macchine e quei motorini dannati,
Distratti soltanto dal vento e dalle onde blu.

Dentro c’è il gusto
Di petali di rosa
In un liquore rosato
In un bar barocco
In una città dimenticata …
Dimenticata dall’Italia
Ma non da me.

C’è il libro, regalato
Da un anziano sconosciuto,
Benché lui l’abbia appena comprato
Pensando che a me serva di più.

Ci sono tremila lire di più
Perché durante la colazione
Un altro m’ha detto:
“Sei americano?
Assaggia questo cannolo
Che ho ordinato ora!
Dai, mangialo tutto!”
Mentre ancora un altro
Pagava il mo cappuccino
E se ne andava furtivamente.

Ci sono quei due baci
Donati alle mie guance
Dal nonno di qualcuno,
Non so di chi,
Perché apprezzavamo
La stessa scultura.

C’è la poesia
Che non mi lascerà mai.
L’alba nella Sila,
I cavi di Napoli,
Le nozze ad Erice.
Il flusso dei dialetti.
Non riuscivo a capire
Tutte le parole,
Ma il senso e la musica
Rimarranno con me per sempre.

Ci sono ventiquattro indirizzi
Di due dozzine di nuovi amici
Che ho incontrato per caso
Perché ho perso un treno.
La prima volta facendo autostop
L’autista che m’ha salvato
M’ha portato a pranzo,
Un pranzo lungo tutto il giorno
Con ventitré dei suoi amici vicinissimi.
Ora miei amici vicinissimi.

C’è la bottiglia di vetro,
Piena di un litro di sole giallissimo
Sotto forma dei migliori limoni di tutto il mondo.
Tutti lo sanno.
Grazie.
Il limoncello come quel paese
Dolce, forte, e un po’ acido.
Il regalo più leggero di tutti,
Offerto da qualcuna
A cui è piaciuta la mia poesia.
Ma non era la mia poesia.
Era la loro.
La vivono ogni giorno.

Il mio passo è pesante
Perché porto questo saccone sulle mie spalle,
Un sacco pieno di tesori nuovi ma antichi,
Sì, ho visto il meridione.
Ho visto questa terra povera.
Ed io sono un terrone.


Ed io sono un terrone di Philip Isenberg, in: 
Giovanni Pistoia, Perché il sogno non tramonti
Edizioni il serratore, 1998

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