Dante Maffia: nel mondo di Antonio Tabucchi
di Giovanni Pistoia
«Credo che Antonio Tabucchi sia,
insieme con Tommaso Landolfi,
lo scrittore più urticante del nostro dopoguerra.»
«Questo libro non solo conferma il talento di Tabucchi, ma fa pensare ormai di trovarci dinanzi a uno di quegli scrittori che hanno capito profondamente il senso della letteratura di là d’ogni misticismo e d’ogni finzione.
“Anch’io parlo di equivoci, ma non credo d’amarli” scrive Tabucchi nella Nota introduttiva e comunque mi sembra una labile traccia voler riportare a un unicum tematico una raccolta di testi che si muove in varie direzioni e con intenzioni ogni volta diverse da un punto di vista tematico. Non bisogna fidarsi troppo delle indicazioni che l’autore ci dà riguardo alle fonti da cui ha preso spunti per scrivere i racconti. Sono dichiarazioni talmente vere che appena si confrontano risultano false. Questo restare attenti a non farsi impaniare nella perversione dei suoi giochi comunque non deve toglierci la partecipazione al rigore del surreale portato a conseguenze che raramente possiamo trovare in altri scrittori. Il suo surrealismo sembra avere un timbro mediterraneo, qualcosa che nasce dall’antica Grecia e arriva fino ai nostri giorni non dilavato e consunto, ma rinnovato nello spirito e nella forma. Quella forma che in lui diventa stile forbito, indagine acuta del sogno. Ma si può indagare il sogno? Ed eccoci ritornati a girare a vuoto su un prato che sposta il suo piano di continuo. Il mondo è anche questo ansare del prato, questo suo bisogno di umanità che spesso si disperde in rivoli d’assenza e di inconsistenza.»