sabato 31 marzo 2012

Dante Maffia: nel mondo di Antonio Tabucchi



Dante Maffia: nel mondo di Antonio Tabucchi
di Giovanni Pistoia


«Credo che Antonio Tabucchi sia,
insieme con Tommaso Landolfi,
lo scrittore più urticante del nostro dopoguerra.»


«Questo libro non solo conferma il talento di Tabucchi, ma fa pensare ormai di trovarci dinanzi a uno di quegli scrittori che hanno capito profondamente il senso della letteratura di là d’ogni misticismo e d’ogni finzione.
“Anch’io parlo di equivoci, ma non credo d’amarli” scrive Tabucchi nella Nota introduttiva e comunque mi sembra una labile traccia voler riportare a un unicum tematico una raccolta di testi che si muove in varie direzioni e con intenzioni ogni volta diverse da un punto di vista tematico. Non bisogna fidarsi troppo delle indicazioni che l’autore ci dà riguardo alle fonti da cui ha preso spunti per scrivere i racconti. Sono dichiarazioni talmente vere che appena si confrontano risultano false. Questo restare attenti a non farsi impaniare nella perversione dei suoi giochi comunque non deve toglierci la partecipazione al rigore del surreale portato a conseguenze che raramente possiamo trovare in altri scrittori. Il suo surrealismo sembra avere un timbro mediterraneo, qualcosa che nasce dall’antica Grecia e arriva fino ai nostri giorni non dilavato e consunto, ma rinnovato nello spirito e nella forma. Quella forma che in lui diventa stile forbito, indagine acuta del sogno. Ma si può indagare il sogno? Ed eccoci ritornati a girare a vuoto su un prato che sposta il suo piano di continuo. Il mondo è anche questo ansare del prato, questo suo bisogno di umanità che spesso si disperde in rivoli d’assenza e di inconsistenza.»



Si tratta di un breve passaggio, suggestivo e significativo, di una recensione di Dante Maffia al testo di Tabucchi Piccoli equivoci senza importanza del 1985. Ma già dieci anni prima Maffia è attento osservatore delle pagine di Tabucchi. Recensendo Piazza d’Italia, Maffia annota che il libro, nonostante l’avallo di Cesare Segre, non è accolto con grande entusiasmo. La scrittura di Tabucchi, in verità, precorre i tempi e Maffia intuisce e anticipa, in un certo senso, quello che sarà lo sviluppo della letteratura e lo stile e il mondo tabucchiano. E di ciò, in effetti, gliene dà testimonianza Mario Specchio. Scrive a proposito Maffia: «Quando Tabucchi scrisse il libro (1973) ancora si respirava un garbuglio di teorie letterarie che pretendevano ascolto nonostante i fallimenti. Tabucchi mostra immediatamente la sua autonomia dagli influssi immediati e segue un suo percorso di scrittore che affida alla memoria il senso primo e ultimo della letteratura. Ciò lo porta vicinissimo alla poesia e infatti alcune delle pagine sembrano essere fiorite da accensioni liriche abbaglianti senza tuttavia mai scendere a patti con l’astrazione, perché improvvisamente semmai le vicende trovano la scorciatoia del surreale e s’incuneano verso un approdo davvero singolare che mi fa pensare, seppure con minore accensione, al mondo meraviglioso di Manuel Scorza.»

Il tempo invecchia in fretta e Maffia si sofferma, nel 2009, sui racconti che Tabucchi pubblica con il titolo, appunto, Il tempo invecchia in fretta, dove riscontra pagine di rara bellezza e poesia, mentre il secondo racconto, che ricorda Palazzeschi, è considerato struggente e per alcuni aspetti Tabucchi è davvero l’erede principi di Rabelais.

L’ultimo testo recensito è Viaggi e altri viaggi (2010). Questo libro « … può aprire qualche spiraglio in più sui misteri e sugli enigmi che lui va spargendo a piene mani in ogni pagina, non tanto per arricchire il mondo di ulteriori imprese impossibili, quanto per aprire gli occhi del mondo su questi percorsi che escono fuori dalle abitudini e sono, forse, l’unica strada da seguire se non si vuole cadere a piombo dentro la melma del risaputo.»

Esiste una profonda consonanza sull’idea di letteratura che Dante Maffia condivide con Tabucchi, scrive Mario Specchio ed è per questo motivo (ma anche per il comune interesse per le arti figurative) che Maffia è lettore e studioso attento degli scritti di Tabucchi, sin dalle sue prime esperienze. Ora queste recensioni e brevi saggi sono raccolti nel volume, piccolo ma davvero prezioso, Nel mondo di Antonio Tabucchi, apparso nel giugno del 2011, edito da Lepisma.

«Questo libro di Maffia - scrive nella prefazione, puntuale e rigorosa, Mario Specchio - è l’omaggio di un poeta ad uno dei nostri scrittori più grandi, e lo è perché, oltre ad articolare un discorso critico serrato, disseminato di spunti originali e di intuizioni spesso anticipatorie, considerato che cerca la metà di questi brevi saggi e recensioni sono nati in anni lontani, è un colloquio, uno di quelli che si instaurano per forza di ‘necessità’ e che accompagnano poi, nel tempo, la crescita del pensiero e le peripezie del sentimento.»

Le pagine di Maffia conducono il lettore, con garbo e profondità di pensiero, nel mondo di Tabucchi; aiutano a conoscere meglio lo scrittore ma, soprattutto, a indagare l’uomo che ora si cela, ora si manifesta, nello scrittore più urticante del nostro dopoguerra, come con perentorietà afferma Maffia, a districarsi nel fiume semplice e complesso, realistico e fantastico, dello stile e dei contenuti, soprattutto delle sue storie. Storie che appartengono al regno del quotidiano ma che evaporano in uno spazio dell’immaginario, perché la stessa realtà venga meglio vissuta e conosciuta. Perché la realtà non sia quella che altri vogliono che sia.

Ho letto la raccolta in questi giorni. Una raccolta che potrebbe anche intitolarsi “Il mio Tabucchi”, come ama definirlo l’autore, che si può rifiutare, contestare o ignorare. Devo confessare che ho letto il testo avendo sullo sfondo il viso tristissimo di Dante Maffia, che mi parla dell’ultimo colloquio telefonico avuto con l’amico Antonio poco prima della sua scomparsa.

E qui la letteratura si confonde con la vita, la vita diventa letteratura; la vita, un romanzo, un racconto. Non so, in verità, se scritta a puntate, oppure è solo un viaggio che si interrompe, a volte, nel momento meno opportuno. In fondo La vita non ha scadenze, non possiede un croupier che alza la mano e sentenzia che i giochi sono fatti, tutto scorre e niente sta fermo, perché evitarsi se ci siamo trovati, se il vero gioco ha voluto cosi.

E la morte di Antonio Tabucchi ha lasciato, per quanti l’hanno amato attraverso i suoi libri e, soprattutto, per quanti l’hanno conosciuto personalmente, qualcosa che è più di un vuoto, un pugno nello stomaco, un corto circuito nel cervello. Restano i suoi scritti, i suoi pensieri e le sue idee; la letteratura vince sulla morte. Anche se l’angoscia permane.

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