martedì 25 ottobre 2011

Il dono





Il dono
di Giovanni Pistoia


Mi sento solo

Mi sento solo come un verme solitario,
come un cammello quando incontra un dromedario,
come la freccia quando vola via dall’arco,
come un gorilla nella gabbia del bioparco.

Mi sento solo come un punto esclamativo,
come un articolo se manca il sostantivo,
come un incastro che non sa qual è il suo posto,
come un cucciolo abbandonato a ferragosto.

Mi sento solo come un anno bisestile,
come una perla che finisce in un porcile,
come un pollastro che conosce il suo destino.

Mi sento solo come solo può un bambino.

(Janna Carioli,
I sentimenti dei bambini, Mondadori 2009)


I bambini sono cittadini del mondo.

I bambini, soprattutto i bambini, sono cittadini del mondo.

Non hanno scelto loro se nascere, dove nascere, di che colore e quando.

Non possono, e non debbono, essere considerati clandestini, oppure costretti a fuggire per tentare di diventare degli invisibili.

Dovunque si trovino hanno il diritto di essere assistiti, educati, protetti, difesi.

Chi, sulla faccia della terra, ha il potere, l’autorità, di decidere chi debba avere un volto visibile a tutti e chi, invece, deve annullarsi?

Come valutare coloro i quali pensano di poter appiccicare l’etichetta di clandestino a un bambino? o una qualunque altra etichetta?

Non sono certamente i padroni della terra, sono ospiti, così come ospite è un bambino al quale bisogna costruire ponti d’oro, perché il domani sarà suo, e i destini della terra dipenderanno anche da lui, da quel bambino che qualcuno vorrebbe considerare inesistente, non gradito.

Il cielo dove si consuma la semplice idea della clandestinità è uno spazio dove la ragione, otre che l’umanità, ha cessato di manifestarsi.

Non esistono bambini regolari e irregolari; i bambini sono solo e semplicemente bambini. Porre un qualunque ostacolo all’accoglienza, alla crescita, allo sviluppo di uno di loro, non è solo qualcosa che dovrebbe essere considerato, per davvero, reato, ma è la dimostrazione di quanta strada ancora l’uomo deve compiere, perché possa definirsi essere umano.

Quando un bambino appare in un qualche angolo del mondo, non dobbiamo chiederci, fastidiosamente, da dove viene, perché viene, se deve restare, oppure no. Non dobbiamo porci domande fuori luogo. Senza senso.
Quel bambino è un dono per il posto dove si è posato. Un dono prezioso, il più bello che possa esistere, e merita tutte le attenzioni di questo mondo. Un dono che, infine, ingentilisce e arricchisce il territorio che lo abbraccia.

I bambini sono l’aurora della terra e come l’aurora non hanno confini.

Il dono
di Giovanni Pistoia
25 ottobre 2011

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