giovedì 27 ottobre 2011

Ascoltare la poesia





Ascoltare la poesia
di Giovanni Pistoia

  


Una poesia, spesso, è fatica dell’anima, intensità di un sospiro, dolore, rabbia, illusione, delusione, sorriso; porto di un segreto.

Pochi versi, a volte, racchiudono, al di là della validità stilistica, della musicalità e del ritmo del componimento, un frammento di esistenza, un petalo di serenità, una spina d’angoscia, una scaglia di dolore; sentimenti, emozioni, esperienze maturate.
Per tutto ciò, cerco di accostarmi con deferenza a un testo poetico; tento di comunicare con il poeta, di ascoltare la sua voce, e ritrovare la mia.

Poi, e solo in un secondo momento, desidero capire di più e, quindi, mi avvicino alla lettura come uno studente, perché possa trarne qualche valutazione anche di natura tecnica, stilistica, non necessariamente da comunicare a terzi. Da tenere per me, per meglio comprendere i versi letti, per conoscere di più. Per imparare.

In fondo, quello che cerco in una poesia è … ascoltarla, sentirne le pulsazioni, le vibrazioni; le parole dette e quelle taciute; le note alte e quelle soffuse; gli urli, gli strazi, le carezze. A volte mi attrae, e non so spiegarmi il perché.
La poesia non s’impone, attende in qualche parte, sa che qualcuno ne avvertirà, prima o poi, il richiamo; e si pone con garbo, quasi per non importunare, e sussurra parole che aprono il cuore, e illumina la mente, e porta in viali divini, in terre sconosciute, oltre la vita, oltre i cieli.

Forse è per questi motivi che non leggo quasi mai subito le prefazioni o le note che accompagnano una raccolta di poesie; lo faccio sempre in ultimo, quando il testo è diventato mio.
In una parola, non desidero essere condizionato. Nessun intermediario. Tra me e la poesia (e il poeta) possibilmente solo il silenzio, sempre gradito e prodigo di consigli.

No, non c’è un posto ideale per leggere una poesia. Almeno per me. Ogni angolo è buono, ogni momento è quello giusto. Se avverto l’impulso di prendere una pagina, un libro, una rivista, lo faccio. Dipende molto dallo stato d’animo.
E quante volte capita che una poesia incomprensibile la mattina diventi miracolosamente chiarissima il pomeriggio. Oscura la sera, risplende chiara e luminosa il mattino. E anche l’atteggiamento verso una stessa poesia può cambiare nel corso del tempo. Non è la poesia che cambia, chi legge è altra persona, altra sensibilità, esperienza. Si cambia nella vita, la vita cambia. La vita cambia la vita.

La poesia rasserena sempre? No, a volte mi rasserena, certo, mi tranquillizza, mi ipnotizza, mi conduce in spazi e ambienti lontani da dove fisicamente sono; altre volte mi lacera ulteriormente. Mi concilia con la natura, con l’essenza delle cose, mi dà risposte e mi pone domande. L’incontro con una poesia è imprevedibile.
Il fatto vero è, per quanto mi riguarda, che non posso farne a meno: quando ho sete, ho necessità di bere. È come rinfrescarmi e dissetarmi con acqua trasparente. Si sa, nessuno può soffrire di sete troppo a lungo: si finisce male.

Ascoltare la poesia
di Giovanni Pistoia
27 ottobre 2011

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