lunedì 10 ottobre 2011

Don Francesco e il nipote





Don Francesco e il nipote
Giovanni Pistoia



  

Da morto la carta di credito non serve. Pare che questo sia un fatto accertato. Superato quel cancello, in quella cittadella di corpi inanimati, di polveri e di ossa, non conta aver lasciato depositi in banca, azioni in qualche bella società di lucrosi affari. Eppure! Don Francesco, che non era un prete ma un signore elegante e stimato del quartiere, ne era persuaso, ma fino a un certo punto.

“Non mi fido di nessuno, lo so perfettamente - diceva - che da morto non valgono le ricchezze. Se lasci un bel conto in banca, forse, forse, ti faranno un bel funerale, tanti fiori, anche la banda musicale e l’applauso, ora è di moda applaudire chi muore, sarà più lungo, però …”
“Però che cosa, fammi capire”, diceva il nipote che restava stupito da quei ragionamenti. “Vedi - continuava don Francesco - tutti dicono che il corpo è una cosa e l’anima è un’altra. Ma chi mi dice che lì dove va l’anima, i soldi non servono? Nessuno ha confermato o negato ciò, nessuno ha prodotto una qualche documentazione in materia.” “Allora per te - aggiungeva il nipote - anche nel Paradiso, che dovrebbe essere il regno delle anime buone, tutto è regolato dal denaro …” “E perché non dovrebbe essere così? Per quale motivo quello che è la cosa più bella della terra, il denaro, dovrebbe essere del tutto inutile, inesistente nel Paradiso? C’è una logica in questo?” “Ma caro zio, chi l’ha detto che la cosa più bella in terra sia il denaro? Forse è la cosa più brutta, si uccide per denaro …”

Don Francesco storceva il muso. Lui del denaro aveva una venerazione. Un uomo si giudica per quello che riesce ad accumulare: in sostanza era questo il suo credo, la sua filosofia. “Se non hai denaro, mio caro bel nipote, non sei nessuno. Non conti nulla. Di te non si accorge nessuno. Se non sei stato capace per tutta una vita di avere un bel conto in banca, acquistare qualche proprietà, insomma qualche cosa … questo è il minimo che si chiede a un uomo …. altrimenti ha vissuto inutilmente, ha sprecato la sua vita. Ed io non posso credere che tutto quello che ha valore su questa terra, ti piaccia o no, mio caro bel nipote, è del tutto inutile una volta che sei bello e morto.” “Se chi muore lascia della ricchezza, avrà valore per chi resta, per i suoi parenti, i suoi eredi, certamente non per chi parte per un lungo viaggio.” “Hai detto bene, nipote caro, io penso che la morte sia un bel lungo viaggio in terre sconosciute, e anche lì il denaro può servire; quindi, quando io morirò, devi mettere nella bara tutte le mie carte di credito. Forse, come dici tu, non mi serviranno, ma non si sa mai.”

Il nipote lo guardava con commiserazione. Ma a don Francesco non sfuggivano certe occhiate e i sorrisetti del buon nipote: “È inutile che fai quella faccia! Che cosa ti costa esaudire questo mio desiderio?” “Ma caro zio, hai mai sentito dire che qualche deceduto ha riscosso al bancomat del denaro? Che ha staccato qualche assegno? Solo chi è vivo va a riscuotere.” “E tu, mio caro bel nipote, hai mai sentito dire di qualcuno che si è portato dietro la carta di credito? E il blocchetto degli assegni?” Il nipote lasciò cadere il discorso. Non era proprio il caso di proseguire.

Lo zio aveva paura della morte (diceva che ogni momento è buono per fare il salto) ma non riusciva soprattutto a capacitarsi di dover lasciare i conti attivi nelle varie banche. Il denaro veniva prima dell’uomo, questo era il suo convincimento. “Non è forse vero che è il denaro che fa l’uomo e non viceversa? Non è forse vero che tutti si piegano al denaro?” “Il denaro è, purtroppo, importante - commentava ormai senza forza il nipote - però devi ammettere che alla morte del denaro non importa niente. Se deve andare a prendere qualcuno va a prenderlo; certo, chi ha soldi può fare una bella vita, può rivolgersi in caso di necessità a tutti i medici del mondo, e così via, questo è fuor di dubbio, ma la morte non si ferma davanti al conto in banca …” “Ma io non penso di fermare la morte, questo lo so. Io penso al dopo. Credo che dove l’anima andrà … anche lì i soldi avranno un loro valore, altrimenti dovrei dedurre, cosa orribile! che aver pensato al denaro per tutta una vita sia stato un grande imbroglio? una pazzia? Andiamo, i tuoi discorsi non stanno in piedi. Quando morirò carte di credito e blocchetti degli assegni, e vedrai … vedrai … mi darai ragione.”

Don Francesco morì qualche tempo dopo. Il nipote seguì con scrupolo la volontà del suo caro zio, tra lo stupore dei familiari che ignoravano quest’ultimo desiderio del defunto.

Da quel giorno il giovane controlla con attenzione i conti in banca dello zio: non si registrano movimenti, non si effettuano prelievi, non si muove foglia.
“Forse non ne ha ancora bisogno, del resto ha portato con sé molto contante e, probabilmente, lì la vita non costa poi tanto; le anime, in fondo, si accontentano di poco. Comunque ha fatto bene lo zio a pensare al suo futuro, non si sa mai …”


Don Francesco e il nipote
di Giovanni Pistoia
http://alberodellemeledoro.blogspot.com
10 ottobre 2011

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