venerdì 18 novembre 2011

La tartaruga di zia Fiorina





La tartaruga di zia Fiorina
di Giovanni Pistoia

  


Le onde sembrano arrampicarsi sul vento per andare in alto e guardare l’orizzonte lontanissimo. Mugghia il mare sotto il cielo di novembre velato di grigio e minaccioso, come un orco pronto ad aggredire. Eppure questa spiaggia desolata mi attrae; è violata dalla spuma del mare che la azzanna avida, e poi si ritrae, e borbotta, e stride. Caparbiamente qualche gabbiano si ostina a gareggiare, a resistere, a tentare di planare per poi risalire scontrandosi con il vento ostile. Poi anche l’ultimo coraggioso scompare. Non m’intimorisce questo cielo, che sembra prepararsi alla bufera, il vento freddo, che solleva polvere ed erbacce, il mare che si agita, colpito da dolori atroci nel ventre. L’odore forte di salsedine mi riempie i polmoni. Avverto un senso di libertà totale, senza confini. Infinito il cielo, senza limiti il mare, senza ostacoli il vento; le nuvole corrono veloci, e non mi chiedo da dove vengono, se pur vengono da qualche parte.

Andare fuggire volare, raggiungere mete lontane, confini inesplorati, orizzonti mai visti e mai sognati. Chiedere all’onda più alta di schiantarmi sulla riva più distante, al vento di farmi scavalcare i monti più alti, alle nuvole di scaricarmi su uno spazio inesistente.

Nembi minacciosi si abbassano sempre più, sembrano voler toccare le acque; le cime degli alberi si piegano, tormentate. Il cielo si squarcia, una ferita lunga e profonda, un bagliore di neve, un sordo rumore di tuono, che va, poi, quietandosi al di là delle montagne.

Andare fuggire volare non è impossibile; allontanarsi, staccarsi, agguantare la nuvola più alta; salire sul quel treno veloce che corre impazzito, come inseguito da fantasmi, e che, ora, sfuma dietro quella curva misteriosa, non è cosa difficile. Andare lontano da tutti non è impossibile; abbandonare luoghi e volti, e colori conosciuti, e orme più volte calpestate.

Tutti potranno portarmi lontano da tutto, il mare il cielo le nuvole il treno, ma chi avrà la forza di denudarmi, distaccarmi, allontanarmi, soprattutto, da me stesso? Andare via veloce è cosa possibile, come quel cespuglio sradicato dalla rabbia del vento. Ecco, corre corre, è già così distante, finirà chi sa dove.

La pioggia cade con sempre più forza. Chi sa perché mi appare un fotogramma della mia infanzia, come un lampo accecante per il suo bagliore.  Il mare romba, ferito, le onde si alzano di più, cerco un tetto, e la mia mente va … alla tartaruga di zia Fiorina.

Zia Fiorina, amatissima sorella di mio padre, possedeva una tartaruga. La prima volta che l’ho vista, in verità, l’ho sentita. Pranzavo a casa sua, cosa che mi capitava molto spesso, e mentre ero seduto al grande tavolo allungabile, ho avvertito qualcosa sul piede. Ho guardato e ho visto quell’animale sulla scarpa. Ho gridato dalla paura. Tutti a prendermi in giro. Zia Fiorina è venuta a toglierla e mi ha detto di stare tranquillo, che non c’era niente da temere. Mi ha, poi, spiegato che la corazza era anche la casa della tartaruga. Non poteva abbandonarla mai, erano una cosa solo, inseparabili. E camminava lentamente la poveretta, mi diceva la dolcissima zia, perché quel guscio le pesava molto, ma non poteva farne a meno.

E ora mi sento un po’ come quella tartaruga: so di non poter scappare. Il carapace non è all’esterno, visibile a tutti, è dentro, ben celato, pesante. Si può fuggire da tutto, tranne che da se stessi. Non so se ciò sia l’ultima difesa, o l’ultima condanna.

 
La tartaruga di zia Fiorina
di Giovanni Pistoia
18 novembre 2011

3 commenti:

  1. Mi sembra che oggi tu sia stato nel pezzo di costa che è vicino al mio paese. Il tempo è tempestoso e il mare è infuriato. Mi preoccupa un po' come ti senti, spero davvero che non sia niente di grave. Un caro abbraccio.

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  2. Come va? Molto occupata? Spesso parlo in prima persona per dare più forza ai miei protagonisti, spesso non sono io. Se fai quelle considerzioni devo dedurne che il pezzo è molto convincente?
    Il mare delle tue parti? Probabilmente il mio protagonista è stato lì. Un caro saluto. Grazie e a presto.

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  3. Sì, è davvero convincente. Sono contenta che sia soltanto una fizione letteraria. Occupata? Sì, abbastanza, però mi ci sto abituando e posso anche aggiornare il blog ogni tanto e frequentare le mie lezioni di italiano. Sono le due uniche cose che mi fanno stare in contatto con la vostra lingua. Spero tu tutto bene. Hai qualche novità editoriale? Fammi sapere. Buona settimana.

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