mercoledì 10 agosto 2011

Il paese



Il paese
Giovanni Pistoia
  

Una luce strana è scesa sul paese, fioca, smorta, come da candela che sta per consumarsi. Mi dà tanta tristezza! La montagna, che intravedo in lontananza tra squarci di palazzi, si è vestita di blu, le fa da corona un cielo che tende al rosa e poi a un celestino molto tenue. La luna, a metà, illumina da dietro una nuvola appena velata di bianco. Sulle strade poche macchine, passano lente con i fari accesi. Sembrano non avere fretta, non avere mete da raggiungere, transitano quasi per inedia. Una ragazzina passeggia sui marciapiedi di un palazzo con un piccolo cane, che tiene al guinzaglio. Non è del posto, ha capelli biondi e lunghi. Parla col cane con disinvoltura, a voce bassa tanto da poter essere, però, compresa da chi la sta osservando da una finestra vicina. Il cane è tutto pelo, è tranquillo; annusa con interesse i ciuffi d’erba che incontra lungo la passeggiata e guarda ripetutamente la ragazza, che continua a parlare.

Sono arrabbiata con te, lo sai. Perché questa mattina non sei voluto entrare in acqua? Il mare era bellissimo, ho fatto un bagno lungo lungo ma tu sei voluto restare sulla spiaggia, e non mi hai detto ancora perché. Se domani non fai il bagno con me, non andiamo più al mare. Tu lo sai che dobbiamo fare il bagno insieme. Questo era il nostro patto. Bell’amico che sei! Ma se ti senti male, me lo devi dire, ed io ti porterò dal tuo medico. Qui non c’è il tuo amico veterinario ma ne troveremo un altro, mi devi dire però cosa ti senti.

La ragazza prende in braccio il cane, lo abbraccia ripetutamente, lo bacia, lo accarezza. Dal portone del palazzo una signora, alta e dall’aspetto giovanile, la chiama, facendole segno di rientrare. Lei, con il cucciolo poggiato sulla spalla, fa un cenno con la testa, e si avvia verso casa.

Il cielo ora ha assunto colori diversi. Da una parte è striato di rosso e le cime delle montagne si colorano di rosa, dalla parte opposta sono quasi scomparse, si sono perse nel cielo diventato blu scuro. La luna sta nel centro, sempre più luminosa, e la nuvola leggera, come per incanto, si è dissolta. Sulla strada le auto sono più rare.

Del giorno non restano più colori. Il cielo è blu notte, la luna irradia una luce forte, le stelle, luminosissime, le fanno da ancelle. Le montagne sono scomparse ghermite dalla sera inoltrata. Dalle finestre dei palazzi, luci accese, molte imposte sono chiuse. Gatti rovistano indisturbati nei cassonetti vuoti, i rifiuti stanno per terra, invadono le strade. Fuochi d’artificio esplodono in mille colori in un angolo di cielo squarciando il silenzio del posto. Da un balcone un cane abbaia, forse disturbato dai botti, ne rispondono altri che si spostano tra le strade, pigramente, negli stretti vicoli dei fabbricati. Nessun pedone. Non si sa se il paese dorme, se è scomparso; forse vive, ma in clandestinità.

Un puntino luminoso solca il cielo, lo guardo con insistenza, mi abbaglia quel suo accendersi e spegnersi, spegnersi e accendersi, si apre un portellone: ora sono dentro il grande aereo, da quassù il paese, quel paese non c’è più.

Il paese
di Giovanni Pistoia
in “L’albero delle mele doro”
9 agosto 2011

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