MESE
DI DICEMBRE*
di Mauro Lenzi
«Ed ecco Dicembre, l’ultimo mese dell’anno.
Giungeva,
spesso, col cielo plumbeo, con la nebbia, con la pioggia insistente, con la
neve, con il freddo pungente, con il gelo. Nelle case, il caldo era soltanto in
cucina, dove il fuoco del camino o della stufa di ghisa riscaldava l’ambiente.
Negli altri locali, era freddo come fuori. Al mattino, spesso, i vetri delle
finestre delle stanze da letto erano interamente ricoperti di uno strato di
gelo dello spessore di alcuni millimetri, a volte; e le pareti rilucevano di
puntini luminosi, come se fossero state ricoperte di minutissimi cristallini
lucenti. Fuori pendevano dalla gronde o dalle lastre sporgenti dei tetti, i
ghiaccioli simili a tante bianche o cris di diversa lunghezza e grossezza.
Le giornate
belle, le giornate di sole erano piuttosto rare. Tuttavia, quando capitavano,
anche se fredde, allietavano ugualmente lo spirito, in mezzo allo squallore
della natura circostante, che, tutta spoglia e dimessa, pareva riposarsi dopo
averci dato, largamente, i suoi tesori, abbandonata al pesante sonno invernale.
(…) Noi ragazzi,
però, non avevamo paura del freddo. Coi calzoncini corti, le scarpe chiodate,
i calzini di lana che lasciavano scoperti i ginocchi, pestavamo la neve tutto
il giorno, facendo a pallate o facendo pupazzi o valanghe, cioè grosse palle che si facevano rotolando la neve,
quando il sole, splendente nel cielo turchino, scaldava la nave e la rendeva biocca, cioè pesante. Alla sera, le
scarpe erano fradice e rosse e i ginocchi bluetti dal freddo.»
*La bella descrizione è tratta dallo
splendido volume di Mauro Lenzi dal
titolo Lustrola e i Lustrolesi – Voci e
memorie dall’Appennino tosco-emiliano e pubblicato dal Gruppo di Studi Alta
Valle del Reno – 2012 “La Memoria di Nuèter”.
Il testo, completato intorno al 1990, è
ora pubblicato a cura di Anna Luce Lenzi.
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