domenica 27 febbraio 2011

Il sole che ferisce



Il sole che ferisce


Il mio cielo oggi è limpido. Qualche innocente nuvoletta lentamente si muove verso nuovi orizzonti. Il sole domina incontrastato lo spazio. I suoi raggi sono caldi. Chiudo gli occhi e porgo il mio volto. Sento la pelle bruciarmi, mi accarezza? No, oggi, mi ferisce. Non so perché ma non riesco a godere in pieno la bellezza di questo giorno.

L’albero di noce, mio amico da tanto tempo, è stato recentemente potato. Selvaggiamente potato. Di quel grande affresco che era, è rimasto il tronco, grosso e tarchiato, e quattro rami nodosi, che guardano dolorosamente il cielo. Non più fronde, ramificazioni, foglie, canti di uccelli. Uno spazio vuoto che non riesco a rivestire. Aspetto solo che la natura faccia il suo corso, che le radici lunghe e antiche possano dare tanta nuova energia e l’albero ritornare a verdeggiare. 

Per l’adolescente di Brembate di Sopra (13 anni) non ci sarà più alcun sole a riscaldarla, nessun nuovo canto per le sue orecchie. Per quanti l’hanno amata e conosciuta, l’incubo di giorni che non saranno più come prima. Il suo corpo è stato ritrovato in un campo incolto, buttato tra l’erba alta, come cosa ormai inutile.

Yara, così, si aggiunge al lungo elenco delle bambine, ragazze uccise perché donne. Semplicemente perché donne. Perché il maschio possa dimostrare a se stesso di essere il padrone della vita e della morte. Perché la donna è fisicamente debole e, quindi, deve soggiacere alla forza e alla volontà del maschio.



Mi vergogno di essere un uomo. Ma non possiamo continuare ad assistere, quasi impotenti, a questa carneficina. Le donne hanno il sacrosanto diritto di difendersi come credono più opportuno. La società tutta deve necessariamente fare in modo che la forza bruta e violenta sia combattuta e vinta. Basta, comunque, giocare con il corpo delle donne. Basta. Il corpo della donna non è merce, non è un prodotto da utilizzare e disfarsene.

Dolore, rabbia, impotenza: chi ha soppresso Yara, simbolo di tante vittime, non abbia mai pace, che possa strisciare come un verme per tutto il resto della propria vita. Ma questo non basta: siamo un po’ tutti noi responsabili di questi eventi, a volte senza volerlo. Ma avremo il tempo e la voglia di farci un qualche piccolo esame di coscienza? Non sono molto ottimista.

Ho il televisore accesso, si parla dello stupro avvenuto Roma, degli stupri che si sono verificati nella Capitale negli ultimi giorni, della scomparsa e della fine di Yara e, poi, tanta pubblicità: protagoniste donne, donne nude, donne quasi nude, donne da spogliare con la fantasia. Siamo una società mostruosa, che sa ingoiare tutto, anche se stessa.

Del resto, cosa pretendiamo: un certo potere orgogliosamente mercifica le donne e certe donne si mostrano orgogliose di essere mercificate!

Il sole oggi ferisce.

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