Che venga la neve!
di Giovanni Pistoia
Vedo cime di montagne innevate, in lontananza;
in questa piana, monotona, viene giù la pioggia.
Mi pare triste questa pioggia che scende stanca
da un cielo cinereo, fiacca, lenta, abulica.
Dentro auto in fila, come in processione pagana,
fari accesi, uomini genuflessi a stringere sterzi,
a inseguire pensieri, forse idoli, forse fantasmi;
a fugare solitudini vestiti di festa.
Cadono ancora foglie da alberi straniti, spenti,
candele smunte, senza suoni e colori. Sale
dalla terra una malinconia che non è tristezza,
è come una luna malata, senza luce e candore.
Come mi manca l’azzurro del cielo!
Come mi manca il profumo del sole!
Che venga la neve! bianchissima, senza ombre;
il caldo della neve è il mio sole di questi natali,
vuoti rituali, occasioni perdute; in questi natali
dalle ripetute culle tradite, violate, affamate.
Che venga la neve con le sue capriole
a far sorridere un bimbo, perché la terra
si accenda di fuochi che rinfreschino ancora;
perché la terra ha bisogno di semi,
come di antiche parole per nuove stagioni.
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