Questa sera
di Giovanni Pistoia
Chi siete? chi ha armato la vostra
mano?
quale sentiero avete calpestato?
Affacciati,
come vampiri assetati di sangue, sul
davanzale
della scuola, in un mattino di
primavera,
avete ucciso l’aurora; a maggio rubato
i petali
più fragili. Ma chi siete? ma chi
pensate
di essere? Chiunque voi siate, siete
uomini,
uomini come me. Io non so se al boato
avete brindato; io so che siete uomini,
come
me. Mi è impossibile capirvi,
sopportarvi;
è difficile capirmi, sopportarmi: tanta
la stanchezza d’essere uomo, tanto il
disagio
per ogni passaggio, la vergogna per
sogni
traditi, sorrisi lacerati, aquiloni
abbattuti.
Siete come me, per questo, forse, mi
faccio
ribrezzo, e urlo, nello strazio delle
parole: chi siete?
chi siamo? chi arma le vostre mani? chi
arma
le nostre mani? perché ancora, e poi
ancora,
così ripugnanti? Finiremo stritolati
dagli abiti
che ci siamo allestiti; e voi sarete i
primi
ad aprire la danza sul sagrato della
piazza
principale, come è giusto che sia, perché
siete
i più bravi in questa nostra società di
assassini.
Questa sera inginocchiamoci: chiediamo
perdono.
Questa sera inginocchiamoci: chiediamo
perdono
a chi non c’è più; a chi porterà sulle
carni
e negli occhi il fulmine e il tuono, il
dolore
di un’alba che dura una vita. Questa
sera
inginocchiamoci: accendiamo candele per
noi
che pensiamo, illusi! di esserci
ancora.
E, forse, chissà! un giorno saremo.
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