Il bosco degli alberi di Natale
Il pulmino giallo si arrampica sulla via tortuosa portando l’allegra scolaresca tra i colori e i profumi della montagna. Il bosco, in autunno, è davvero stravagante e vario: le foglie gialle e rossastre vestono gli stretti sentieri, nascondono i funghi dispersi, graziosi animali sono impegnati a prepararsi le provviste, prima che l’inverno si faccia sentire. Gli alberi, sempre più nudi, sembrano implorare uno sguardo, un’innocente moina. Un venticello leggero e frizzante diffonde odori gradevolissimi.
Chiara e Barbara, due ragazzine che dividono lo stesso banco, ben protette da maglioni felpati, s’imbattono, in quella loro gita mattutina, in due bellissimi alberi, un verde pino e un argentato abete. Le due ragazze sono affascinate dall’armonia dei due alberi: i tronchi diritti, i rami del solenne abete distribuiti orizzontalmente in maniera perfetta, le folte chiome del pino al cielo. Chiara tende il suo braccio verso l’abete e ne accarezza le foglie appuntite, mentre Barbara si lascia pizzicare dai lunghi aghi del pino, che emana un profumo dolcissimo. Il loro pensiero va al Natale, ormai alle porte. All’albero di Natale, che illuminato a festa, renderà calda, allegra, dolce e serena la casetta di Chiara, immersa in un bel giardino, e quella di Barbara, al quarto piano di un moderno palazzo. “Una volta ci hanno regalato un grande albero artificiale, uno di quelli che vendono nei grandi magazzini e lo abbiamo decorato in modo meraviglioso – dice Chiara – ma poi lo abbiamo buttato. Per me l’albero di Natale deve essere vero, un bel pino o un abete come questo.” “Non riesco proprio a immaginare un Natale senza neve e senza l’albero… non vedo l’ora che arrivi … ” – si esalta Barbara – nel pensare già alle vacanze, ai regali, alle luci dai mille colori. Uno scoiattolo ascolta furtivamente il loro chiacchiericcio e fugge nascondendosi chi sa dove. Un raggio di sole, ora, illumina l’abete, che appare davvero splendido, un vero monumento della natura. Ma le ragazzine non hanno il tempo di manifestare il loro stupore per quei colori indescrivibili che proprio in quel momento l’abete lascia cadere una tenerissima pigna e poi un’altra ancora e poi ancora un’altra, mentre il pino sembra incupirsi. “Ma che cosa sta succedendo!”, esclamano le due ragazzine, guardandosi e tenendosi le mani. Il venticello, che attraversa quel bosco, penetra con delicatezza tra i rami e le foglie, il suo fruscio è melodioso ma melanconico. Chiara e Barbara si stringono l’una all’altra, non hanno paura, ma avvertono una strana sensazione. È come se si sentissero osservate, come se quegli alberi avessero occhi e orecchie, come se quei rami fossero braccia. Guardano i loro compagni, che sono un po’ distanti da loro, e affrettano il passo per raggiungerli, ma una voce dolce e triste li invita a non andare via.

Alle bambine, mute, batte forte il cuore. Anche il vento tace, e sembra che tutti siano in ascolto del loro respiro. Chiara e Barbara sanno solo cercarsi con gli occhi, stringersi forte le mani e osservare il piccolo abete. Sentono il loro nome pronunciato dalla maestra, lentamente vanno verso di lei. È l’ora del rientro. Il pulmino è già pronto e gli scolari vi salgono, elettrizzati dalla bella giornata trascorsa in montagna. Le maestre fanno fatica a contenere il loro entusiasmo ma Chiara e Barbara restano silenziose, indifferenti alla gioia che li circonda. Vorrebbero dire tutto ai loro amici, alle maestre, ma come fare? Chi crederebbe a quel racconto? Diranno ai loro genitori che non vogliono più l’albero di Natale? Non capirebbero e, poi, che Natale sarebbe senza il sorriso del loro albero vestito a festa, pieno di luce, inghirlandato? Il sorriso dell’albero! Ma via, che diciamo, loro sono tristi, e basta.

E così, da quel giorno, in molte città e paesi, è nato Il bosco degli alberi di Natale e lì dove non c’è, parola di Chiara e Barbara, ci sarà.
Il bosco degli alberi di Natale
di Giovanni Pistoia
disegni di Cosimo Budetta
30 aprile 2011
NOTA
Il racconto è apparso per la prima volta nella rivista “Mondiversi” (anno III, n. 9, novembre/dicembre 2005). È pubblicato con lo stesso titolo nel volume: Giovanni Pistoia, Rovi e ali di farfalle, Fondazione Carmine De Luca/mondiversi, ottobre 2006. Ripreso da alcuni siti web:
È riproposto con alcune variazioni.
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